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Patti Parasociali: come funzionano e come usarli

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AUTORE: Michele Caramel
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Patti Parasociali: come funzionano e come usarli per tutelare il rapporto fra soci

Accordi tra soci: tipologie, vantaggi e limiti per una governance societaria efficace.

Patti Parasociali: accordi tra soci

 

I rapporti tra soci all’interno di un’azienda sono dinamici e complessi. Spesso, lo statuto sociale non è sufficiente a disciplinare ogni sfumatura di queste relazioni, né a prevenire potenziali conflitti o blocchi decisionali. È qui che entrano in gioco i patti parasociali: accordi privati, ma di importanza fondamentale, che integrano e, a volte, derogano le disposizioni statutarie per garantire stabilità e chiarezza.

In questo articolo, esploreremo la natura e la funzione dei patti parasociali, le loro diverse tipologie, i vantaggi che offrono e i limiti della loro efficacia, fornendo un quadro completo per comprendere come questi strumenti possano proteggere e rafforzare la tua impresa.

Indice dell’articolo

Cosa sono i patti parasociali? definizione e natura giuridica

I patti parasociali sono accordi stipulati tra alcuni o tutti i soci di una società (o anche tra soci e terzi) al fine di regolare l’esercizio dei diritti inerenti alla partecipazione sociale, al di fuori delle previsioni statutarie. Non sono parte dello statuto sociale, ma si configurano come veri e propri contratti atipici secondo il diritto civile italiano.

La loro natura giuridica è quella di un contratto con efficacia meramente obbligatoria (inter partes). Ciò significa che vincolano esclusivamente le parti che li hanno sottoscritti e non sono opponibili né alla società né ai terzi. La loro violazione non rende invalido l’atto societario compiuto, ma genera unicamente un diritto al risarcimento del danno in capo alla parte inadempiente.


 

La funzione dei patti parasociali: stabilizzare e coordinare

La funzione principale dei patti parasociali è quella di stabilizzare la compagine sociale e coordinare l’azione dei soci, fornendo un’ulteriore struttura di governance rispetto a quella statutaria. Consentono ai soci di:

  • Prevenire e gestire i conflitti: definendo in anticipo regole chiare per situazioni potenzialmente problematiche.
  • Garantire la continuità: assicurando linee guida e comportamenti uniformi.
  • Attrarre investitori: offrendo maggiore certezza sui meccanismi di controllo e sulle strategie di uscita.
  • Mantenere riservatezza: a differenza dello statuto, i patti non sono pubblici (salvo eccezioni).

 

Tipologie di patti parasociali: un ventaglio di possibilità

Esistono diverse categorie di patti parasociali, classificati in base alla loro finalità:

  • Sindacati di voto: mirano a stabilizzare la maggioranza assembleare, obbligando i soci a votare in modo concorde su determinate materie o per la nomina di specifici amministratori. Sono i più diffusi e contribuiscono a un’azione coordinata in sede assembleare.
  • Sindacati di blocco: limitano la circolazione delle partecipazioni sociali. Possono prevedere clausole di prelazione (diritto di essere preferiti nell’acquisto in caso di vendita), di covendita (tag-along – diritto di vendere insieme al socio di maggioranza) o di coacquisto (drag-along – obbligo di vendere la propria partecipazione se la maggioranza vende a un terzo). La loro funzione è tutelare l’assetto proprietario ed evitare ingressi indesiderati.
  • Patti di consultazione e gestione: obbligano i partecipanti a comportamenti concertati e a consultazioni preventive su decisioni chiave relative alla gestione della società, spesso con l’obiettivo di influire sull’organo amministrativo.
  • Patti di finanziamento: meno comuni come categoria tecnica, ma spesso presenti per disciplinare gli obblighi di finanziamento dei soci nei confronti della società.
  • Patti di non concorrenza: impongono ai soci (o ex soci) il divieto di svolgere attività in concorrenza con quella della società per un determinato periodo.

 

Vantaggi dei patti parasociali

Adottare i patti parasociali significa investire nella serenità della propria struttura societaria. Questi accordi non sono solo un tecnicismo legale, ma un vero e proprio strumento strategico che permette di anticipare e gestire le sfide, fornendo un terreno solido su cui costruire il futuro dell’impresa.

I patti parasociali offrono numerosi benefici ai soci e alla società:

  • Chiarezza e trasparenza: definiscono diritti, doveri e ruoli, prevenendo malintesi e facilitando il processo decisionale.
  • Maggiore stabilità e sicurezza: forniscono un quadro normativo interno aggiuntivo, riducendo l’incertezza per gli investitori e per la società stessa.
  • Facilitazione del capital raising: rendono l’azienda più attraente per potenziali investitori, chiarendo i meccanismi di controllo, le strategie di uscita e le procedure di risoluzione delle controversie.
  • Riduzione del rischio di contenziosi: stabiliscono procedure chiare per la risoluzione delle dispute (ad esempio, tramite mediazione o arbitrato), evitando costose e lunghe battaglie legali.
  • Prevenzione di deadlock: anticipano e disciplinano situazioni di stallo decisionale, garantendo la continuità operativa.
  • Flessibilità e riservatezza: a differenza delle modifiche statutarie, la stipula di un patto è più agile e, salvo specifici casi, il suo contenuto rimane riservato.

 

Limiti e conseguenze della violazione

Nonostante i loro vantaggi, i patti parasociali presentano importanti limiti, legati alla loro natura contrattuale:

  • Efficacia solo tra le parti: come già menzionato, vincolano solo i soci che li hanno sottoscritti. Un socio non firmatario non è tenuto al rispetto delle clausole del patto.
  • Non opponibilità alla società e a terzi: la società è considerata un soggetto terzo rispetto al patto, anche se tutti i soci ne sono parte. Ciò significa che una delibera assembleare o un atto gestorio, anche se compiuti in violazione di un patto parasociale, sono validi ed efficaci nei confronti della società e dei terzi. Questa inefficacia è un principio cardine del diritto contrattuale (Art. 1372 c.c.).
  • Conseguenze della violazione: la violazione di un patto parasociale costituisce un illecito contrattuale. La conseguenza non è l’invalidità dell’atto societario, ma l’obbligo di risarcire il danno causato alle altre parti firmatarie del patto. Per rafforzare l’efficacia, è comune inserire clausole penali che predeterminano l’ammontare del risarcimento in caso di inadempimento.

 

Quadro normativo

La disciplina dei patti parasociali nel diritto italiano ha subito un’evoluzione significativa, superando un’iniziale diffidenza:

  • Codice civile: la loro validità, già riconosciuta dalla giurisprudenza, è stata esplicitamente codificata con la riforma del diritto societario del 2003 (D.Lgs. 6/2003) che ha introdotto gli articoli 2341-bis e 2341-ter nel codice civile.
    • L’art. 2341-bis c.c. disciplina i patti parasociali nelle società non quotate, prevedendo una durata massima di cinque anni (rinnovabile) e disciplinando il caso di patti contratti a tempo indeterminato (in questo caso è sempre possibile il recesso con preavviso di almeno 180 giorni).
    • L’art. 2341-ter c.c. si occupa della pubblicità dei patti nelle società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio, in ossequio alle esigenze di trasparenza informativa. L’articolo stabilisce un vero e proprio obbligo di comunicazione del patto in apertura di ogni assemblea, a pena di nullità delle delibere assunte con voto dei soci sottoscrittori.
  • Testo unico della finanza (t.u.f.): per le società quotate, la disciplina è più stringente ed è contenuta negli articoli 122 e 123 del D.Lgs. 58/1998 (T.U.F.). Semplificando, sono previsti obblighi di comunicazione alla CONSOB e di pubblicazione degli estratti dei patti, a pena di nullità dei patti e di sospensione del diritto di voto inerente alle azioni cui si riferisce il patto. Quest’ultima sanzione è un esempio di sanzione non risarcitoria.

Dal punto di vista applicativo, la giurisprudenza ha costantemente affermato la validità di questi accordi, purché non contrari a norme imperative, all’ordine pubblico o al buon costume, e ha contribuito a delineare i confini della loro efficacia.


 

Redazione di patti parasociali efficaci

La stesura di patti parasociali richiede un’attenta analisi e personalizzazione. Ecco alcune considerazioni pratiche e clausole comuni:

  • Personalizzazione: ogni patto deve essere “cucito” sulle specifiche esigenze e dinamiche della società e dei soci.
  • Durata: definire se a tempo determinato (massimo 5 anni per non quotate, rinnovabile) o indeterminato (con diritto di recesso).
  • Clausole di gestione:
    • Diritti di veto: su decisioni relative a specifiche questioni che richiedono il consenso unanime o qualificato di specifici soci.
    • Composizione e funzionamento del consiglio di amministrazione: modalità di nomina degli amministratori.
  • Clausole di circolazione delle partecipazioni (se non già previste in statuto):
    • Prelazione: obbligo di offrire le proprie quote agli altri soci prima di venderle a terzi.
    • Tag-along (diritto di covendita): se un socio di maggioranza vende, gli altri soci hanno il diritto di vendere le loro quote alle stesse condizioni.
    • Drag-along (obbligo di covendita): il socio di maggioranza può obbligare i soci di minoranza a vendere le loro quote a un terzo acquirente alle stesse condizioni.
    • Clausole di call e put: opzioni per l’acquisto o la vendita delle partecipazioni a determinate condizioni e prezzi.
  • Clausole finanziarie:
    • Liquidation preference: in caso di liquidazione della società, si può pattuire che alcuni soci abbiano diritto a un rimborso preferenziale del capitale investito.
    • Anti-dilution: consiste in una protezione contro la diluizione della percentuale di partecipazione in caso di future emissioni di nuove azioni.
  • Clausole di risoluzione delle controversie: previsione di mediazione obbligatoria o arbitrato per risolvere le dispute interne, evitando il ricorso al tribunale.
  • Clausola penale: fondamentale per quantificare il risarcimento del danno in caso di violazione.

 

PRO Tip: anche se non sempre obbligatorio, l’atto notarile può conferire maggiore certezza sulla data e sulle firme, prevenendo future contestazioni.


 

FAQ | Patti Parasociali

1. Qual è la differenza tra patti parasociali e statuto sociale?

Lo statuto sociale è un atto pubblico, costitutivo della società, vincolante per tutti i soci e per la società stessa, e le sue modifiche richiedono procedure formali. I patti parasociali sono accordi privati tra alcuni o tutti i soci, con efficacia solo tra le parti firmatarie, più flessibili e solitamente riservati.

2. Un patto parasociale può derogare lo statuto?

Sì, un patto parasociale può prevedere disposizioni diverse o integrative rispetto allo statuto. Tuttavia, in caso di conflitto, le disposizioni statutarie prevalgono con riguardo alla validità ed efficacia degli atti societari.

3. Cosa succede se un socio viola un patto parasociale?

La violazione di un patto parasociale genera un diritto al risarcimento del danno in favore delle altre parti firmatarie. L’atto societario compiuto in violazione del patto (ad esempio, un voto espresso in assemblea contro gli accordi) rimane valido.

4. I patti parasociali devono essere pubblici?

Generalmente no, a meno che non si tratti di società quotate (in tal caso vanno comunicati a CONSOB e pubblicati) o di società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio (devono essere comunicati in apertura di ogni assemblea). Fuori da questi casi, il deposito è facoltativo e può essere utile per garantire la data certa o la conoscenza da parte di terzi specifici.

5. Qual è la durata massima di un patto parasociale?

Per le società non quotate, l’art. 2341-bis c.c. prevede una durata massima di 5 anni. Nel caso in cui il patto sia previsto a tempo indeterminato, ogni socio ha diritto di recedere allo stesso liberamente purché ne dia preavviso almeno 180 giorni prima.


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